Mihrab

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Quasi tutti, per fortuna, abbiamo un nucleo familiare alle spalle e, con questo, un fitto corredo di aneddoti e storie che hanno caratterizzato la vita dei nostri genitori e, in qualche modo, influenzato i nostri gusti e la nostra coscienza.
Queste vicende però nn sempre ci vengono raccontate davanti ad un focolare. Anzi. A dirla tutta quasi mai: La famiglia media di quando ero piccolo io si riuniva già per lo più intorno al tubo catodico.

Gli indizi di queste storie e di questo passato quindi spesso restano disseminati un po’ qua è un po’ là in casa e negli anni, tra soprammobili e indumenti, tra nomi scelti e nomi letti. Così, senza che ce ne accorgiamo, diventano parte del quotidiano.

Quando sei bambino non ti poni il problema del perché ti chiami in un certo modo o perché in casa tua ci sono determinati oggetti o come mai si usino certi termini nel linguaggio di ogni giorno. Eppure un motivo c’è.

E mentre se hai casa zeppa di libri di moto e auto e tu sei appassionato di motori l’equazione è presto fatta, in altre circostanze il collegamento esiste ma tu non hai le coordinate per venirne a capo. Non è colpa di nessuno semplicemente hai tanti tasselli ma ti sfugge il collante.

Finché un bel giorno vai ad ascoltare una conferenza, molto di nicchia, e solo allora, nell’arco di due ore, tutti i pezzi vanno al loro posto. Il puzzle si compone. Il disegno nn poteva che essere quello. Era il solo possibile ed era semplice, ma tu nn ci eri mai arrivato.

PS: Resta il fatto che alcune cose nn te le spiegherai mai. Ma a pensarci bene forse è davvero meglio così.

Merry September

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Questo settembre è stato duro ma bello. Duro, fisicamente e nn solo. Bello, forse bellissimo, per le forti emozioni.
Ogni WE ho avuto un matrimonio (tranne in quello di metà mese dove ho viaggiato in treno 12 ore per due notti consecutive – posto semplice).
Tralascio le implicazioni economiche ma garantisco che ognuno degli sposi meritava tutto quanto sono riuscito a dedicare loro.
Anche di più.

Ognuno dei matrimoni mi resterà dentro per un motivo diverso.
Quello in Calabria – a cui forse nn meritavo di partecipare – per l’intimità che mi ha regalato e per le tante, troppe cose successe in così poco tempo.
Quello a Padova, perché avere un collega che senti come un fratello nn è cosa frequente e perché essere parte di una famiglia nn ha prezzo.
E infine quello di questa sera, in una Napoli mozzafiato, perché quando conosci quella persona da 2/3 della tua vita, le sue sorelle e i suoi genitori (per nn parlare degli ex) non hai bisogno di ascoltarla. Ti basta incrociare il suo sguardo un solo, dolcissimo istante, per capire quanto sia felice e quanto quell’unione sia indovinata.

E allora anche se ci sarà sempre qualcuno che sosterrà che sposarsi è una follia, io resto dell’idea che il modo in cui vivere (o meno) sia una delle poche forme di libero arbitrio che ancora possiamo applicare e, viva Dio, ho intenzione di metterla in pratica finché mi sarà dato di campare: Auguri amici miei.

PS: Per essere ad uno di questi matrimoni nn ho visto una piccolissima grande bimba, luce dei miei occhi, sua Madre e sua Zia.
Ma è giusto così e mi rifarò con gli interessi!

Passeggiate Napoletane

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Amo camminare. Quando cammini pensi, vedi, capisci, ragioni, respiri…
È un modo per capire me stesso oltre che per conoscere il mondo che mi sta intorno.

Ho calcolato che tra mattina, pomeriggio e notte questa vigilia ho camminato per 15 km grazie ai quali ho digerito la cena e fatto buon posto al pranzo di Natale del giorno successivo.

Insomma, dopo la cena del 24 mi sentivo un po’ come il serpente che ha mangiato il topolino sano-sano. E così, dopo avere scartocciato i regali a Fuorigrotta, ho camminato per tutta la notte (!) tagliando Napoli da una parte all’altra fino a mattino inoltrato.

In questa passeggiata, densa di un silenzio quasi irreale, ho attraversato quattro/cinque diversi quartieri incontrando solo famiglie con bambini che rincasavano e gruppetti di ragazzini in chiacchiera con gli amici che, magari come me, erano tornati per passare il Natale in famiglia.
Alla faccia della metropoli violenta, la verità è che ogni volta invece questa città riesce a stupirmi: la ciliegina sulla torta è stata verso le 5,30 del mattino, a lato della Sanità, quando un gruppetto di rapper che si confondevano con la notte ha improvvisato una mini performance alla fermata del pullman per poi andare a lavorare tutti insieme.

Un’atmosfera semplice e natalizia che nn mi aspettavo più e che una volta ancora mi ha dimostrato quanto sia bello e difficile spiegare questo stupendo manicomio a cielo aperto che è Napoli.

Buon Natale!