Conosci te stesso

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Γνῶθι σεαυτόν

Un mio amico dice sempre che la sola cosa che davvero ci si chiede nella vita è di sapere cosa vogliamo. Certo, detto così sembra facile anche a me ma poi, guardandomi indietro, mi rendo conto che se poco poco avessi avuto le idee più chiare negli anni mi sarei risparmiato tanti problemi.
Per molto tempo mi sono detto che se fossi riuscito ad approcciarmi alla vita come nel traffico a Napoli, tutto sarebbe stato più semplice: Vuoi andare da qualche parte? Sei determinato? Ti “meni” nell’incrocio con decisione e dai la precedenza solo se qualcuno è davvero più motivato di te e mette il muso davanti al tuo (a rischio e pericolo che gli entri nella fiancata).
Diverse volte, e con una certa frustrazione, mi sono visto a posteriori come qualcuno che andava a 30 all’ora sulla corsia centrale della Tangenziale: un mare di cristiani che ti “iastémmano” dietro e tu vai piano perché hai paura di perdere lo svincolo. E intanto le uscite passano e tu nn ne cogli nessuna e se pure la direzione è quella giusta, rischi di arrivare troppo tardi. Un incubo.

Ognuno di noi sviluppa dei sogni, delle ambizioni o dei semplici desideri relativi al proprio futuro e a come vorrebbe che fosse. Qualcuno è bravo, caparbio o anche solo fortunato, e ci riesce. In molti, più spesso, restano indietro, si scoraggiano oppure, forse, nn ci credono abbastanza.
Eppure, a volte, quello che vogliamo è talmente forte e indipendente (anche dalle nostre paure) che, in un modo o nell’altro, finiamo col girarci attorno. Una sorta di avvitamento in attesa di confessare a noi stessi quello che davvero vorremmo. E allora sarebbe bene smetterla di pigliarci per il culo da soli e prenderci finalmente quello che vogliamo prima che se lo prenda qualcun’altro al posto nostro.

PS:
Non sempre le cose vanno come vorremmo e nn sempre si cade in piedi. Per quanto mi riguarda sono un caprone. Cocciuto come un mulo, difficilmente mi rassegno a quanto mi succede. Così, forse in preda ad un ego spropositato, pretendo di cercare una soluzione ai miei mille problemi, come se una soluzione ci dovesse essere per forza, nascosta da qualche parte…
La cosa bella è che, quella soluzione, spesso c’è.
Davvero

Un hipster coi baffi…

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“Cappello e bastone, cravatta multicolor, gilet e maniche arrotolate su pantaloni a sigaretta, francesine marroni e calzini colorati in bella vista. Questo l’abbigliamento dello sposo hipster, quello che piace tanto a Betta…” (che si sposa domani! N.d.R.)
F.N.

http://vimeo.com/42805844

In effetti, visto il video, in un primo momento nn mi sn sentito l’invitato “tipo” a questo matrimonio…
Ma poi, a ben pensarci, mi sn detto: la barba e il capello lungo (che fanno molto hipster) ce li ho!
E poi, io, sn hipster tutti i giorni con le mie “scarpette” rosse regalate dall’arciprete!
Nn ho i pantaloni ma presto, se continuo questa dieta avrò le gambe a sigaretta, vuoi mettere?
Maniche arrotolate (I got it) e cappello, si può fare, poi il bastone… Quello lo eviterei… Ho fatto tanto per eliminarlo… La sposa nn me ne vorrà. Certo è che lo porterei con una certa classe…
I calzini, ecco quelli potrebbero essere un problema. Perché li ho solo in tinta unita. Ma presto detto, al massimo ne trovo un paio turchesi alla Mesiano! (Poi però Nitto Palma mi manda in galera per apparenza sconveniente retroattiva… #soncose…).

Quindi “a’ finale” io sono assaj-hipster (o comunque ‘sti cristiani mi copiano) e dunque come invitato al matrimonio vado bene. E lo sposo?
Ecco, lo sposo nn so!

Tronfi incapaci o talentuosi insicuri?

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Qualcuno mi ha detto che per scrivere bisogna, in linea di principio, essere presuntuosi o volersi mettere in mostra. A questo punto io potrei anche smettere adesso.
Infatti ho la duplice aggravante che nn presumo di essere migliore degli altri né, tantomeno, amo mettermi in mostra.

Nn penso di essere migliore ma, beninteso, neppure più fesso e quando vedo/leggo alcune cose penso che c’è tanta gente -come me- che se ha piacere a scrivere cavolate, può farlo senza pretendere che qualcun altro debba pagare perché lo faccia.
Quanto al mettermi in mostra amo farlo, senza impegno o corresponsione economica, tra amici e persone che, pur conoscendomi già da un po’, hanno ancora quello strano desiderio masochistico di frequentarmi, diciamo, a fondo perduto.

Ma allora perché in così tanti si ostinano a vomitare in libri e sui giornali perle di saggezza come se loro (e soltanto loro) avessero nella penna gocce di scienza infusa? Ma soprattutto sulla base di cosa? Di un titolo che, in fin dei conti, ti rende collega di Fede, Sallusti e Minzolini? (Per carità, ci sono tanti giornalisti con la schiena dritta, eppure in pochi deprecabili ammazzano una categoria) …Oppure in virtù della mistica esperienza di vita di una ragazzina che si è fatta dare 300 colpi di spazzola o ha descritto con dovizie di particolari 50 sfumature di grigio, poi 50 di rosso e quindi 50 di nero? (Mica 150 tutte insieme…Quelli del marketing sì che si guadagnano la pagnotta).

Per carità, nn saremo tutti Camilleri, e neppure Montanelli, ma per fortuna infatti esistono tante altre professioni.
E poi magari c’è invece chi davvero è bravo, e scrive o disegna cose molto belle ma nn ci crede abbastanza.
Dico io: Esisterà pure una via di mezzo tra quel mare di tronfi, megalomani e incapaci, ma intraprendenti e quei pirla, talentuosi sì, ma insicuri?

PS: Sinceramente nn so se questa virtuosa via di mezzo possa manifestarsi in forma di blog. Forse un giorno con Quartopiano, Gra e magari anche con L’Antimateria, seduti da Bis, lo scopriremo. Buonanotte.