L’intelligenza, gradevole primizia e il frutto vero: la furbizia

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Qualche giorno fa sn rimasto turbato. La cosa assurda è che sono rimasto scosso per un qualcosa che in cuor mio già sapevo: l’abbattimento del DC9 sui cieli di Ustica nn fu determinato da un cedimento strutturale del velivolo, bensì da un missile. Pacifico. Ma in più la Cassazione ha parlato esplicitamente di depistaggi.
Tristemente pacifico anche questo, ma sentirlo in una sentenza mi ha fatto un brutto effetto. Chissà, forse speravo fossero solo illazioni.

Paradossalmente da una parte il turbamento mi ha anche rinfrancato. Sono ancora un essere umano, ho pensato. Sn ancora in grado di indignarmi. Esiste qualcosa che ancora nn mi scivola addosso di tutto quello che vedo da mattina a sera in TV e nn solo: prima, dopo e durante il lavoro.
Dall’altra però vedere che alcune cose sembrano connaturate nella cultura di questo paese mi da un senso di nausea da cui a volte nn riesco a liberarmi.

Depistaggi dunque. Ma perché?!? Per le altissime ragioni di Qualcuno. Evidentemente. Per ragioni di Stato. Probabilmente. Per motivi che nulla hanno a che fare con la verità, l’onestà e la dignità dell’essere umano. Certamente.

Di fatto resta che una compagnia aerea è fallita ma, ben più grave, rimane che per decenni dei cittadini hanno dovuto combattere nn solo con la mancanza dei propri cari ma anche contro qualcuno (nn si conoscono ancora le motivazioni della sentenza) che remava loro contro nella ricerca della verità. Qualcuno che appariva quasi confidare nel tempo sperando farla franca.
Il tempo è galantuomo ma anche spietato con chi, di tempo, nn ne ha.

E così mi è tornato in mente il testo di una canzone che ascoltavo senza capirne davvero il senso oltre vent’anni fa. Nn ne capivo il senso fino in fondo, forse è vero, ma intuivo che c’era qualcosa di inquietante e violentemente credibile in quelle parole e in quella rabbia.

La canzone aveva tre versioni, una per ognuno dei gruppi che la interpretavano. Una di queste che sn riuscito a recuperare da youtube (in quasi un’intera serata di ricerca) puntava l’indice sull’Italia che si stava strutturando e che sarebbe sfociata, di lì a brevissimo, nel ventennio successivo (e nn solo), dominato dai tronisti della politica:

Nn è affatto al passo coi tempi mostrarsi interessati a certi argomenti (impegnati);
certe letture lasciale a quei deficienti che per cambiare il mondo diventano dementi;
Nn sanno che l’intelligenza è solo una buccia, quello che conta oggi è la furbizia;
Nn importa ciò che sei ma quello che sembra che tu sia…

Già questo poteva bastare a scuoterti quando frequentavi, per giunta da poco, una scuola famosa per essere fighetta, oltre che rinomata per un qualunquismo parecchio radicato merito delle frequentazioni preponderanti dei rampolli della “Napoli-Bene”…

Eppure la versione scovata in rete mancava di qualcosa molto più attinente con quanto avevo letto e ascoltato tutta la giornata.
Mancava infatti della seconda strofa che nel medley tra le tre versioni forse eccedeva e faceva così:

Mi hanno detto che un aereo è caduto, tutto solo nel cielo stellato e c’ho creduto;
che nessuno ha messo bombe alla stazione, che l’anarchico è saltato dal balcone…
” Etc.

Ecco, la prima volta che ho ascoltato quelle parole io francamente nn sapevo nulla di Ustica, della stazione di Bologna e certo nulla su Pinelli e i suoi raptus.
Eppure anche nella mia ingenuità persino io riuscivo ad intuire che il messaggio che quotidianamente filtrava dalle TV e dai giornali contenesse un attacco più o meno esplicito a base di idiozie. E la morale di questo bombardamento quotidiano già venti anni fa era: ricorda “l’intelligenza è solo una buccia, una gradevole primizia, il frutto vero è la furbizia“.

Nn solo il casertano. L’Italia tutta è terra di fuochi, anche culturali. E brucia da ben più di vent’anni.
Ma per questi ultimi focolai il 115 nn basta.