Harley Davidson e Marlboro Man

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Difficile nn scrivere un post sul fenomeno Harley Davidson che ha portato a Roma, per festeggiare i 110 anni del marchio, qualcosa come 100 mila motociclisti da mezza Europa corredati dal blasonato scaldabagno a due ruote .

Ma perché proprio a Roma? Senza volere entrare nelle insondabili menti degli organizzatori, possiamo immaginare che ci abbiano fatto questo gradito regalo perché il mostro sacro di Milwaukee è un vero e proprio mito nel nostro paese.

Osannata anche da gruppi musicali nostrani (gli 883 si ispirarono alla piccola di casa per il loro nome), l’Harley in Italia all’inizio è stata appannaggio di avvocati milanesi rampanti e cumenda che volevano iniziare a fare i giovani a 50 anni.
Poche altre geniali categorie umane potevano permettersi un tale proibitivo esborso per portarsi a casa un pezzo di storia.
Sì, di storia, ma solo nel senso che aveva logiche e know how nettamente più vicine al velocipede che ad una Moto GP!

Oggi, visto anche il cambio €/$ più conveniente di allora e il Quoziente Intellettivo aumentato a dismisura, l’Harley ha molti più acquirenti. Simpatici ultra 60enni che invece di pensare ai nipotini girano con la groupie minorenne abbranchiata intorno alla vita. E professionisti alla moda che, dismesse le amate Hogan e la grisaglia, afferrano stivale da cow boy, scodella e gilet e cercano di passare inosservati con la loro amata.

Questo peraltro avviene con una certa difficoltà a causa delle onnipresenti abbaglianti cromature che tanto valeva coprirsi di specchi e che guai se queste poi si bagnano “tanto se piove prendo il Cayenne mica l’Harley ” (al punto che qualcuno pensava fossero idrosolubili).

Ma il vero marchio dell’Harleista è quel simpatico fracasso che mi ha sempre ricordato tanto gravi forme di meteorismo intestinale.
Per quanto la discrezione nn sia cosa da tutti è evidente che le marmitte (o silenziatori) di Milwaukee abbiano ormai l’unica manifesta funzione di aumentare l’area della superficie cromabile.

Quanto esposto, unitamente alle vibrazioni da martello pneumatico,
alla proverbiale tenuta di strada (si ribaltano in parcheggio) e
alle soluzioni tecniche nn proprio degne della Nasa, fanno di queste moto e dei loro utilizzatori finali (con minorate al seguito) una specie di incubo.
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Questo post è dedicato a coloro che amano le motociclette.
Quindi anche e soprattutto agli Harleisti: siete sempre in tempo a cambiare moto. Saluti!