Londra, provincia di Napoli. Ovvero la sindrome del napoletano all’estero.

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Foto by Corinaldo

Sono un paio di giorni che Londra mi “perseguita”. Da una parte è colpa di chi ci vive e con piacere ogni tanto si fa sentire. Dall’altra dipende da tutti quegli amici che, beati loro, vanno spesso e volentieri oltremanica come turisti. In parte ancora, per quanto possa sembrare strano, dipende dal fatto che Londra “se ne cade” di napoletani. Residenti e non.

Ci pensavo questa mattina: quella dei napoletani a Londra è una comunità dilagante e, a suo modo, invadente. Sono seriamente convinto che, in rapporto alla popolazione dei rispettivi paesi ci siano molti più italiani (leggi pure: napoletani) che nn indiani a Londra.
Inquietante nn c’è che dire.

In realtà in passato ho capito che il napoletano nn è altro che un esploratore (solo che è il pianeta ad esserne saturo). Ad esempio, per il partenopeo un luogo di villeggiatura è “buono” se nn incontra altri napoletani, cosa peraltro assai complessa vista la diffusione quanto meno endemica della specie.
Mi chiedo: come si può amare così tanto una città ed essere al contempo così refrattari ai suoi abitanti? Forse perché ti rivedi in loro…con orrore???

Quando sei all’estero e senti un accento gutturale e sospetto, perché va da sé che o è un napoletano oppure un cavernicolo del protozoico (e quindi è morto), cerchi disperatamente e inutilmente di mimetizzarti camaleonticamente con il contesto circostante.
Tutto inutile. Il napoletano avverte la tua presenza, sente i “ferormoni cafardi”, poi ti vede… e dopo che ti ha sgamato inesorabilmente si azzelléa!!!
A quel punto ha inizio l’insopportabile tiritera di “conosci tizio?”,” tieni presente caio?”, “dove te la fai?”e… ” a chi appartieni?” (da notare come la privacy per il napoletano sia un optional).
Morale: al 99%,”uscite a parenti”!
È di tutta evidenza che se questa dinamica si verifica più di un paio di volte, la località è palesemente infestata e la scelta della destinazione è da ritenersi quanto meno improvvida.
La cosa bella è che, dopo una forma esplicita di ritrosia iniziale, ti fa pure piacere fare due chiacchiere.
Solo due però!!!!

Mi sono sempre chiesto com’è possibile che il napoletano sia ovunque? Ma come fa, che c’ha, i poteri? come Carletto dei Sofficini!?!
Per un certo periodo ho anche ipotizzato che il partenopeo avesse il dono dell’ubiquità. Troppi ne trovi in giro e tutti, e dico proprio tutti, dopo averti chiesto mezza informazione e sentito il tuo malcelato accento mimetico-locale, ti guardano soddisfatti e ti chiedono retoricamente: “Anche tu di Bolzano, vero?”
E tu, turista, fravecatore, immigrato, sequestrato, deportato… una volta pizzicato rispondi: “Certo, Bolzano nord. Nn si sente?”

Pietà!

Taxxi

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Napoli è come quegli amici talmente simpatici che finisci per perdonare loro tutto quanto ti combinano quotidianamente (e quei maledetti lo sanno bene!).

È facile amarla a distanza certo, mi direte, più difficile è amarla quando, come questa mattina, dopo un fine settimana “de fuego” e il treno in partenza all’alba, aspetti 50 minuti alla fermata del pullman e nn passa nulla! E quando dico nulla intendo proprio nulla! Niente autobus, ma neppure un taxi, radiotaxi neppure a parlarne. Qualche amico misericordioso? Inutile (dopo la diaspora universitaria è più facile che io incontri un napoletano che mi offra un passaggio a Londra che nn a Napoli).
Solo un mare infinito di creaturi che vanno a scuola scortati da vocianti genitori con suv sempre più oscurati e enormi (ma questi nei Quartieri nn restano mai incastrati?).
Finalmente, però, quando stai per mettere mano al bazooka per far saltare in aria Genitori-Swat e suv-blindati in seconda/terza fila, vedi arrivare da lontano il tanto atteso mezzo pubblico.
5 minuti dopo sei su una delle strade più suggestive del mondo: la Tangenziale di Napoli verso Capodichino. Al mattino presto è dominata dal Vesuvio e da una leggera nebbiolina che sale dal mare quasi fosse panna montata. E, a dispetto del previsto diluvio universale, questa città ti regala un sole caldo che ti trasforma in pochi istanti da incazzato che eri in un morbido gatto che fa le fusa e si stiracchia alla sua luce.
Ma nn perdiamo di vista l’obiettivo, ho il treno e ormai mancano solo 20 minuti. Vabbè, pensi, oramai ci siamo… e invece il napoletano deve essere allenato ad aspettarsi la qualunque: solo così avrà sempre la capacità di reagire. E infatti colpo di scena! Il pullman da oggi cambia itinerario e quindi ti porta sì in stazione, ma prima fa il giro dell’universo-mondo, comprensivo di: Centro Direzionale (io prima o poi quel cornuto di un giapponese che lo ha progettato ce lo muro vivo dentro) e giro turistico sotto Poggioreale, con zoccole di 60 centimetri che prendono la tintarella sul muro di cinta.
Lo sgomento dura un attimo. L’attimo dopo è già in corso un consiglio di guerra congiunto con le 4 signore presenti e il conducente che in un attimo si sn fatti carico della tua disperazione e che dopo un rapido calcolo, a dieci minuti dalla partenza del treno optano per una fermata straordinaria e ti scaricano al “posteggio” taxi del carcere.
L’autista, compresa la mia evidente premura, imposta la modalità Stealth e – letteralmente – vola, incurante di vigili, semafori e cristiani, affrontando il chilometro e mezzo che mi separa dai binari a “velocità smodata” e io, proprio come in Balle Spaziali, resto schiacciato ora su un lato ora sull’altro della piccola vettura.
Eppure in tutto questo bailamme mi si allarga un malcelato sorriso.
Adesso so che ce la farò.

http://youtu.be/Ivo7qnhKkYc

PS: Sto entrando a Roma Termini e mi pare la Svizzera (t’voglio-fa-capi’).
E poi si chiedono perché i napoletani sono più svegli, chessò, dei milanesi (tendenzialmente “abbonati”). Ma è evidente! A parità di età anagrafica hanno una vita densa il doppio, forse il triplo. Io sn sveglio da 3 ore e mi sembra di stare in giro da tre giorni!!!