Stargate e universi paralleli ovvero l’autocombustione di mutande e calzini.

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Mutande e calzini, grazie. È stata questa la risposta che ho dato per molto tempo alla domanda di parenti e amici stretti: Cosa vuoi per il tuo compleanno? Cosa ti serve per Natale? E nn era certo la reazione annoiata di un bambino che aveva tutto. Al contrario.
Rispondeva però ad un’esigenza specifica e che sembrava insanabile: l’assoluta e costante scarsità di mutande ma soprattutto di calzini a casa mia. Altro che indice di scarsità relativa! Magari fosse stato un problema di prezzo.

Ogni anno, prima della pausa estiva, mia madre (su cui a distanza di anni ho ancora ragionevoli sospetti) veniva mandata in missione per comprare 10 paia di “fatasmini” e dopo l’estate lo stesso succedeva con i calzini cd normali. Eppure nn c’era niente da fare: tranne il primo mese, in cui i malefici facevano finta di nulla per illuderti che tutto andasse bene, era pressoché impossibile trovare nn solo le mutande ma soprattutto i calzini!!!

Dopo un po’ ho iniziato a credere che sul fondo del cassetto ci fosse una porta verso universi paralleli dove gli ignari “cazettini” venivano teletrasportati e dove, mio malgrado, esistevano montagnélle dei miei adorati che aspettavano solo di tornare a casa. Ma per quanto io ribaltatassi il cassetto più e più volte nn ho mai trovato nessuno Stargate. E neppure un più modesto doppio fondo, in cui pure ho sperato.

La guerra di mutande e calzini ha caratterizzato senza dubbio tutta la mia adolescenza. E se invece che un “perdigiorno” fossi stato un po’ più scienziato (alla Sciarpino, per capirci) avrei di certo studiato questo strano fenomeno, prossimo all’autocombustione, che di certo affligge calzini e mutande di tutto il mondo. Adesso sarei di certo ricco e famoso ma soprattutto nn starei qui a meditare, davanti allo stendino e con una certa inquietudine, alla domanda dell’amata Gina:
– Hai mai la sensazione che i calzini scompaiano…???
– Sì

Special Thanks a Zia Marina per l’ospitalità e per avermi iniziato al concetto di Stargate

Brasil

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– Maccome? Ancora nn ti hanno portato i biscotti???
Sapevo che nn c’era da fidarsi del corriere. Già li vedevo, poveri e ignari, strafogati senza ritegno da chi li doveva proteggere e consegnare.
– Mo’ te li porto io!!!
Ho detto con tanto di spocchia.

Quando ho chiamato Claudia per dire che le avrei preso i cioccolatosi Brasil, in effetti, ero davanti allo stand dei Gentilini a Termini, semplice ma bello con tutte le confezioni sulle pareti e illuminato dall’interno. Ma nel momento in cui un istante dopo ho fatto per entrare mi hanno fermato:
– Ci scusi tanto ma il negozio è chiuso, stiamo facendo dei lavori e abbiamo solo l’illuminazione, inoltre abbiamo la cassa senza corrente, sicché…nn possiamo venderle i biscotti. Ma se aspetta una mezz’ora dovremmo terminare…

Fosse stato per me avrei soprasseduto. Ma io detesto nn mantenere le promesse. Restava però il problema che il treno sarebbe partito dopo 10 minuti e io sn parecchio ansioso quando si tratta di treni/aerei per traumi giovanili mai rimossi. Quindi, vista la determinazione delle ragazze ho deciso di provare col mega-supermercato sotto la stazione. Ma a parte la fila per pagare nn c’era manco un pacco di Gentilini!
Meno di 6 minuti. Tragedia.
Risalgo e torno là, davanti allo stand e, senza sapere come (ma avendo ben chiaro il perché) mi sono accorto che mi erano cresciuti enormi occhi imploranti, una via di mezzo tra Candy Candy e il Gatto con gli Stivali di Shrek. E così, ci ho riprovato:
– Sentite, io lo so che il negozio è chiuso ma io li DEVO portare alla mia nipotina che aspetta solo i suoi biscottini. Come a dire: nn è per me. È p’a creatura!
E così 2 minuti dopo stavo con due pacchi di biscotti in mano, una bottiglia d’acqua in braccio e una borsa in spalla. Così bardato ho iniziato a correre (si fa per dire) verso il binario. Se Dio vuole, a meno di un minuto dalla partenza e l’ulcera da panico incipiente, sono finalmente salito e ho preso posto sul treno….
Il treno sbagliato però.

La scena col controllore ve la risparmio…

PS: Nn avevo mai notato che i Gentilini sulla confezione avessero stampato un trenino di biscotti. Ah, il destino…

La Scirocco

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C’è stato un tempo in cui la sola idea di potere avere un’auto tutta mia nn mi ha fatto dormire per oltre 48 ore.
Poco prima lo Zio Ettore aveva annunciato di volermi regalare LA Scirocco.

A dirla tutta io nn sapevo bene di cosa davvero mi stesse parlando, sapevo però che era una vecchia macchina, ma con un motore super e praticamente nuovo. Nella mia testa di ventenne si aprivano praterie di viaggi. Chilometri da macinare a perdita d’occhio.

La Scirocco GTI era un coupé Volkswagen dei primissimi anni ’80 il cui motore era stato sostituito pochi mesi prima con quello Golf GTI. E anche se rispetto a quest’ultima la sua linea risultava un po’ démodé, per me nn esisteva auto più bella al mondo.
Il nuovo propulsore, in compenso, era ai vertici della categoria: una bomba.

Profilo basso, oltre 100 cavalli e tanta tanta coppia. Dura e scomoda come un cart, onesta e sincera come un buon vino rosso.
L’ho curata e coccolata fino a passarle la Leocrema sulla pelle del cruscotto. L’ho lavata a mano e ho visto piangere di Ferodo i suoi cerchi in lega.

Il mio amore per questa macchina è stato letteralmente sconfinato. Soli, io e lei, oppure con i migliori amici che si possano desiderare, ho fatto le cose migliori e peggiori del mondo. Otranto, La Spezia, Barcellona, Budapest, Cracovia, Praga, Vienna, Campo Galiano.

Negli anni l’ho usata come Formula 1, furgone, letto, divano, videogame, impianto stereo, stendino per i panni, piano da lavoro. Nn ha mai funzionato il clacson, ma poco male, tanto nn l’ho mai usato.
Mi si sn distrutti perni di campanatura e convergenza, cuscinetti a sfera, pompe dell’acqua. Persino il cambio.
Ma lei non mi ha mai deluso.

Grazie Zio

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Un grazie speciale allo Sciarpino, l’Arciprete e la Stena che hanno vissuto con me e con La Scirocco momenti tra i più belli della mia vita.