Sono soltanto cose?

È vero, non bisogna attaccarsi alle cose. Bisogna lasciarle andare, come le persone. Ma, al pari di queste, a volte sono gli oggetti a restare attaccati a noi. Succede nelle case in affitto piuttosto che in quelle di famiglia, come negli uffici pubblici, tra una transizione e l’altra.

Piccoli e grandi oggetti con una loro indole e, soprattutto, una propria storia. Lasciati per fretta ma anche in ricordo (in eredità?) a testimoniare la moda o il gusto di chi li aveva acquistati e/o scelti per arredare, per rendere più “calda”, confortevole o anche funzionale una stanza.

Oggetti che se solo potessero raccontare e raccontarsi probabilmente traccerebbero storie degne di un romanzo. Poltrone, quadri, stampe, tavoli, sedie… bandiere. Ma a volte anche semplici sottomani, portapenne o tagliacarte.

Oggetti e arredi che presto o tardi anche noi lasceremo ad altri, magari per cominciare nuove avventure e, chissà, quelle cose forse un giorno parleranno di noi.

Sabato in ufficio. Un’esplosione di colori…

Tutti il sabato preferiremmo stare a casa a dormire, ma a volte tocca lavorare.

Eppure questa eccezionalità ha dei lati positivi. Tutto risulta leggermente più tranquillo, anche un filo più lento.

Si avverte meno rigidità, meno nervosismo e una minore formalità, sia nell’approccio che nel vestiario.

E così, con l’inverno alle porte, è possibile vedere tanti colori in tanti capi di abbigliamento. Nei maglioni (i più belli oggi sono rosa e verde scuro) molti jeans (con scarpe da ginnastica bianche o stivaletti), alcune camicie (crema e verde militare) e una bella maglia blu scuro (che saltella).

E chi l’ha detto che solo la primavera è una esplosione di colori? Per me lo è anche un sabato in ufficio

Uomini e Donne. Convergenze parallele

Capisco che scrivere sulle differenze tra uomini e donne non rappresenti un tema di assoluta novità nel panorama letterario nazionale. Ci sono comici, ma anche valenti scrittori, che ci campano da una vita. E senza volere essere simpatici, ma solo descrivendo quello che vedono, senza neppure una fantasia eccessiva.

La verità è che uomini e donne sono identici: per approccio, intelligenza, attitudini, spirito, etc.

Eppure sono diversi, almeno fisicamente. Questo è sufficiente affinché a questa differenza macroscopica se ne associno – più o meno a ragion veduta – milioni di altre, spesso solo speculative.

I due terzi delle dinamiche sociali che condizionano i nostri rapporti (e in definitiva la nostra vita) sono dettate da convenzioni che per: abitudine, romanticismo, interesse, prepotenza o – semplicemente – affetto, vengono ancora rispettate per regolare quegli aspetti della nostra esistenza per fortuna ancora non regolati da leggi e codicilli vari.

Quindi se è vero che non posso tollerare alcuna forma discriminatoria in campo lavorativo tra uomo e donna, è anche vero che mi intristisce l’idea di un mondo di relazioni senza un minimo di cavalleria (che sottende un estremo rispetto e non certo prevaricazione) da parte maschile, oppure privo di alcuna gentilezza femminile (che non vuole essere seduttiva ma solo spontanea).

Un mondo così non potrebbe che essere arido e per me inospitale.

E proprio mentre mi trovo a fare queste ingenue (!) considerazioni capisco che parte della mia vita non potrà che svolgersi come in fotografia: alienato insieme ai miei simili e costretto al gelo o a subire temperature tropicali, in attesa che l’altra metà del cielo – bellissima e pericolosa, come fiera in battaglia – ci regali un sorriso dal camerino (perché, nonostante tutto, siamo ancora lì, come dei fessi).

Keep calm and get back to work

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Manteniamo la calma… (cit. Rossella G.)

Diciamo che per attitudine ho dato, e ripongo tuttora, una fiducia smodata (sì, proprio come la Velocità di Balle Spaziali) nell’amicizia: un rapporto senza vincoli, senza obblighi, senza secondi fini. A fondo perduto ho detto a volte, ma forse proprio per questo più sentito e onesto di tanti altri. Molti dei quali opportunamente calcolati.
Intendiamoci non mi è andata sempre bene. Anche io ho preso le mie belle cantonate. Così come ho perduto amici che erano parte di me è li piango ancora oggi. Eppure sono arrivato alla conclusione che i rapporti tra gli esseri umani, belli o brutti che siano, si portano avanti in due. E quindi costituire il 90% di un rapporto è anch’essa una forma di egoismo. Un rapporto nn “con” un amico, ma a sua insaputa.
Detto questo però se dovessi fare un bilancio di questi ultimi anni posso dirmi davvero fortunato. Perché anche sul lavoro, oltre che fuori, ho avuto la possibilità di incontrare persone davvero speciali. E questo vale nn solo per i datori di lavoro (che per fortuna nn mi leggono) quanto per i miei colleghi, presenti e passati.
Lavoro da oltre 8 anni in una realtà dove il cinismo e l’opportunità vengono comunemente considerati la regola e i rapporti umani spesso hanno senso solo fino a quando fanno comodo. Eppure, forse come reazione a tutto questo, io ho trovato tante persone speciali (anche qualche soggetto ostico, ma questa è un’altra storia).
Professionisti che meriterebbero di dirigere questo Paese e che invece ne gestiscono quotidianamente le miserie. Eppure continuano ad amare il loro lavoro, anche se precario, anche se a volte frustrante, anche se a volte finisci in modalità “odio tutti”.

Questo post nasce per ringraziare le tante amiche e amici che rendono il mio lavoro più dolce ma può essere utile anche per capire cosa intendo quando dico che tornare al lavoro è sì sempre traumatizzante dopo l’estate, eppure per me lo è stato meno che per tanti altri.

Lavoro, magari buono, a tutti!

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