Lenti da sole in salsa napoletana

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Ho sempre pensato che gli occhiali da sole dovessero essere un po’ tamarri. E questo in barba al fatto che alcuni visi (ma non certo il mio) fossero talmente eleganti da rendere vano anche l’occhiale più trash.
Eppure le “lenti da sole” (a Napoli nn esistono gli occhiali, solo le lenti) se sono troppo minimaliste, ponderate, regolari, a mio modesto avviso nn “fungono”.

E con questa bellissima scusa mi sento autorizzato ad acquistare ogni anno quel modello talmente “zagno” che quando lo “metto” in pubblico determina sistematicamente occhiate in tralice e commenti con PH tra 1 e 2, del tipo: Sembri una zanzara! Fai proprio schifo (il mio ex capo) o, peggio,… Frà’-Parokà’!!!
Viste le premesse comprenderete come tutto ciò mi inorgoglisca oltre ogni dire… 😎😎😎

Oggi, complici i bellissimi occhiali acquistati freschi freschi da chi so io a Trieste, ho fatto caso ai modelli presenti in spiaggia (ebbene sì oggi ultimo giorno di mare, domani parto). Ce n’è davvero per tutti i gusti!

Difficili da descrivere tutte le tipologie, soprattutto nel loro essere abbinati a coloro che li ostentano con la dovuta grazia e dignità. Ma tenterò cmq una forma di canonizzazione partendo dalla ben nota dottrina campana che divide gli occhiali in: Veri, falsi (pezzotti) e… napoletani (componentistica spesso originale e provenienza… diciamo di importazione parallela).
Questa quasi dicotomia (quelli napoletani vengono spesso assimilati agli originali per qualità) benché imprescindibile nn esclude tutte le altre, seppur meno nobili, categorie di lenti (e relative montature). Queste distinzioni, per quanto possano apparire meramente accademiche, nn sono nella realtà meno sostanziali:

Lenti scure, chiare, antiriflesso, sfumate oppure a specchio.
Montature anni ’50, ’70, ’90, 2.0 e 3.0 (per quelli avanti).
Pesanti, di plastica antinfortunistica e con lenti in vetro anticarro (200kg sù per giù). Leggerissimi, concepiti dalla Nasa, montatura sottilissima in carbonio o titanio, lenti inconsistenti o fatte d’aria (tipo Coca Zero: che c’è dentro nn si sa).
Neri, rossi, verdi; bianchi o dorati; di osso o tartaruga (che mi ricordano sempre il mio medico, il buon Danilo).
Semplici (due lenti magari tonde un ponticello e un paio di bacchette) per gli intellettuali alla Gad Lerner, o tempestati di diamanti e riciclati direttamente dalla Sierra Leone (modello Briatore/Santanché).
Linee morbide e regolari, tondeggianti tipo Fiat Ritmo (ve la ricordate?) oppure dure e spigolose, come le KTM di Kiska o, ancora, polarizzate (alla Sciarpino) e con tecnologia Stealth (che in effetti, quando poi le cerchi nn le vedi…).
Fascianti, alla StarTrek, col coefficiente aerodinamico di una Formula 1, oppure a goccia alla Top Gun (con o senza il ponte alla Venditti).

E anche se quest’anno sn riuscito a non comprare il modello imperante (colorato, magari fluo, retrò e con le lenti a specchio come Fra l’amica di Betta), adesso che sto per tornare al lavoro, un po’, mi dispiace.
Vabbé, non tutto è perduto, in fondo ho ancora qualche giorno… 😉