Domani è un altro giorno

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Anche per me, dopo nove anni, è arrivato il momento di lasciare una casetta piccola e piena di difetti dove però ho passato i giorni più belli della mia vita. Non dico che rimpiangerò tutte le cose assurde alle quali oramai non facevo neppure più caso. Dico solo che questo bugigattolo, in un micro quartiere, dove ogni giorno è il sabato del villaggio, mi mancherà. E questo per quanto io sia felice e radicato nella mia decisione di andarmene.

Da domani volto pagina, cambio quartiere, dimensione. Pianeta forse.
Da domani, ma già da qualche tempo nn mi sveglierò più con la voce querula di Bruno che saluta qualche amico e ne riceve l’immancabile risposta a tutto volume:
A-BBruno!!!
Non tornerò a casa di notte salutando Alessandro che fa il pane, con quel bellissimo profumo che ti sale dal forno fin sotto le coperte (per fortuna solo il profumo, niente Alessandro, o almeno credo).
Addio anche ai cantanti, ai violinisti e soprattutto al mitico Mago Guardaaaaa, del quale avevo imparato a conoscere ogni ricciolo del parrucchino. Mi mancherà fare colazione dal bar Sotto e Sopra da Ale e Cristina. Mi mancherà da morire ridere e piangere con Manolo ascoltando gli sketch di Radio Globo.
Chissà, forse un giorno mi mancherà pure quel tale Abner, cui da anni auspico “di passare un guaio” e che, con gli amici trogloditi, deliziava con grida disumane la fine delle mie giornate.
Mi mancherà Paolo, il regista gentile del secondo piano, mi mancherà il donnaiolo del terzo, che tornava ogni volta con una diversa e, infine, il mitico Lucianino del quarto, che nn ho mai capito che facesse nella vita, ma lo avrei voluto fare pure io.
Aggiungete me e la mia Gina e avrete un quadro completo del mio quartiere bonsai.

E anche se non vado via perché casa era piccina e rovente, o perché il ghetto mi stava stretto, è pur vero che se non hai neppure un cassetto vuoto in casa non troverai mai un sogno da nasconderci dentro.
E io sono pieno di sogni.

Domani a quest’ora finisce un’epoca. Ma domani, a quest’ora, è un altro giorno!

PS: A quel deficiente che, oltre a giocare a pallone (pure male) sotto casa mia alle 3 del mattino, anche adesso sta alluccando come un pazzo dico: ti devono mangiare le zoccole e il primo morso te lo deve dare mammeta!
(Lascio a voi interpretare dal napoletano classico).
Buonanotte!!!

7/8 luglio 2013

Il Sampietrino

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Una cosa che nn avevo mai fatto fino ad oggi era stata scrivere per insonnia. Certo quando ho avviato il blog ho pensato, e scritto, che questo nasceva come un qualcosa di puramente egoistico e dicendolo mi sn messo al riparo dal dovere scrivere quando nn ne avevo voglia oppure quando non avessi avuto argomenti che mi ispirassero abbastanza.

Tuttavia nn avrei mai pensato di scrivere solo per passare il tempo. Però tant’è: Mentre chi è al mio fianco ronfa allegramente… io nn ho sonno. E nn ho neppure un libro da leggere senza accendere la luce e interrompere il c.d. sonno del giusto della mia povera compagna (lo so che fa molto vetero comunista ma nn trovo termine più prossimo al mio ideale di coppia).

E forse ho trovato un argomento per un post estemporaneo.

Il Sampietrino

Il mio primo incontro con un sampietrino è stato a Napoli quando tanti anni fa sotto la questura ne scoprii le proprietà contundenti e quanto fosse agevolmente asportabile dal manto stradale per essere utilizzato alla bisogna durante le manifestazioni studentesche.
Bei tempi.

Il cosiddetto “cazzimbocchio” nn si prestava solo in contesti “antagonisti”. Solido e resistente ( un incubo nella posa a terra con quell’odore di pece usata per colmare gli interstizi) creava disegni stupendi nella pavimentazione di archi e controarchi che più di una volta ho avuto modo di studiare tra Napoli e Roma .

L’amato oggetto però alla prima pioggia saltava via dalla sua sede dando luogo facilmente a fossi (nel senso di fossati) su cui ho sfondato pneumatici in abbondanza e crepato diversi cerchi in lega di moto e macchine.
Non solo. Opportunamente levigato dall’attrito, reso umido o bagnato dalla pioggia, o a tarda notte, è diventato ben presto, insieme a tombini, strisce pedonali e rotaie, croce e delizia delle curve fatte in motocicletta.
Ma anche uno dei contesti dove con una vecchia 500 si potevano seminare chiattilli in auto e sciami di teppisti in motorino.

Uno degli incontri più recenti e piacevoli con un sampietrino è stato quest’anno passato nel Ghetto di Roma. Davanti a molte abitazioni dalle quali erano stati deportati gli inquilini oltre sessanta anni fa, sono stati sostituiti i sampietrini originali con altrettanti cazzimbocchi in ottone ognuno con sopra incisi nome, cognome, anno di nascita e data di arresto di uomini e donne che oggi nn ci sono più.
Buonanotte

PS: alla fine mi sn lasciato prendere la mano e sono più sveglio di prima. “Questa qui” invece continua a dormire!